lunedì 10 ottobre 2011

Cassonetti Rovesciati – Protesta in via Oreto a Palermo


Era il 20 Marzo del 2010, ed ero uscito quella mattina per comprare il giornale.
D’un tratto mi accorsi di un eccessiva presenza di pedoni al cento della strada, e che il traffico di auto era pressoché inesistente.
-Strano- pensai –a quest’ora, in Via Oreto è quasi impossibile attraversare, figuriamoci passeggiare al centro della strada, come fossimo in un giorno di isola pedonale.-
Così mi dirigo in edicola, e trovo un nugolo di persone immerse in un frenetico chiacchiericcio. -Hanno rovesciato dei cassonetti-, mi dice Antonello, il mio amico edicolante. -Non si può più passare, e i mezzi pubblici sono fermi. - La mia aria è incredula, lui mi guardava con aria interrogativa. –Perché tanto stranito?- mi domandò. –Questa la voglio proprio vedere.- rispondo.
Così con il quotidiano sottobraccio decido di andare a di approfondire quanto stava accadendo. Dopo poche decine di metri, riesco ad appurare con i miei occhi quanto mi avevano detto.
Autobus fermi, traffico deviato, nei limiti del possibile, da vigili e polizia, preludono quello che sembra in tutto e per tutto un atto di protesta. Dalla via Michele Foderà esce infatti una sorta di muro di rifiuti. Un fetido mostro addormentato, fatto di sacchetti, cassonetti e spazzatura sparsa,che giacendo sull’asfalto taglia, per tutta la sua larghezza la via Oreto, impedendo così il traffico in una delle principali arterie palermitane.
Tuttavia è alquanto strano non vedere nessuno a protestare. L’atto in se è un forte segnale di malcontento, ma da solo certo non basta.
Nessun comitato di protesta che rivendichi l’azione manifestando il proprio malumore e la propria indignazione nei confronti di un servizio carente.
Nessuno che si sia degnato di chiamare la stampa per informare di quanto stava avvenendo in quel momento.
Nulla, assolutamente nulla. Solo pochi curiosi documentano con il cellulare scattando delle foto ad uso strettamente personale, ed un privilegiato, dal balcone di casa, gira un video amatoriale, probabilmente sempre con il telefonino, che poi si prende la briga di caricare su youtube. Null’altro.
Così quanto riporto, risulta, ad oggi, l’unica vera cronaca scritta e documentata di quel giorno.


Come folgorato, quindi, decido di tirare fuori il telefonino e scattare qualche foto. Poi corro ancora in edicola e mi munisco di una biro ed un taccuino. Inizio così a raccogliere, non senza difficoltà nel superare alcune reticenze, le opinioni di abitanti e negozianti della zona, nonché quella dei semplici passanti.
Le opinioni, come c’era da aspettarsi, sono molto diverse. Molti dicono che sia una cosa buona, e che c’era proprio bisogno di un atto dimostrativo forte che catturasse l’attenzione pubblica sul grave problema della spazzatura non ancora raccolta. Spazzatura che si stava inverosimilmente accumulando fino a minacciare le abitazioni site ai piani più bassi.
A via Foderà i cristiani jittavanu a munnizza d’a finestra! Ci stava trasennu dintra!” così mi dice la signora Rosa.
In via Foderà le persone gettavano ormai la spazzatura dalla finestra, e tale era l’altezza raggiunta dai cumuli di immondizia che, minacciava di invadere appunto le abitazioni.
Così è stato solo un bene se qualcuno ha abbattuto quei giganti di spazzatura e sparso i maleodoranti resti per la una strada trafficata, portando alla luce quanto si era cercato di nascondere in quel vicolo.
Altri invece affermano invece che si è trattato solo un atto di inutile vandalismo, il cui unico risultato è stato solo quello di sporcare la città.
Per quanto le intenzioni fossero delle migliori, il fatto di essersi nascosti e non aver pubblicizzato debitamente l’evento ha reso perciò vano il gesto, trasformandolo solo in un gratuito e vergognoso spettacolo di inutilità.
L’intervento dei netturbini cancellerà quanto si era cercato di fare, mi dicono. Ed effettivamente è proprio quanto accade.
Nel giro di qualche ora infatti, un camion della nettezza urbana porta sul posto alcuni operatori ecologici, che si occupano di eliminare il danno cancellando così, le prove di quanto avvenuto.
Risultato? In molti li acclamano e si ritengono soddisfatti per il piccolo servigio finalmente reso e si crogiolano nell’illusione di aver vinto. Purtroppo invece ad oggi il problema risulta tutt’altro che risolto e la spazzatura torna ad accumularsi come se nulla fosse avvenuto quel lontano 20 Marzo.
Se solo qualcuno si fosse trincerato dietro quei cassonetti assumendosi, con coraggio, la responsabilità di quanto fatto.
Se solo qualcuno avesse espresso le proprie motivazioni rendendo partecipe l’opinione pubblica, anche solo a livello locale, tramite la stampa e i servizi di informazione.
Allora ci saremmo davvero trovati di fronte ad un sensato e genuino atto di protesta non violenta, che rivendicasse il diritto comune ad ogni uomo alla propria salute e a vivere con dignità in un ambiente sicuro pulito e tutelato dalle epidemie che l’accumulo di rifiuti può far esplodere.
Il coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni, l’unione nella lotta contro chi aveva deciso che un ambiente sano non è una priorità, e la tenacia nel proseguirla coinvolgendo tante e tante altre persone, finché qualcuno non avesse capito le ragioni di tanto affanno.
Questo sarebbe stato necessario a mio giudizio per riuscire, in modo pacifico ed assolutamente non violento a conseguire una vittoria che avrebbe giovato non solo alla città, ma anche alle persone. Poiché sarebbero cambiati gli schemi, e la rivoluzione avrebbe intaccato il pensiero rendendo il successo perenne.

Ricerca e foto a cura di Giovanni Ferrante, H.R.Y.O. – Human Rights Youth Organization

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